“Dio: -Voglio morire!
Ella: -Lei fisicamente non esiste, è solo nella mente umana. Dovrebbe ucciderci tutti per morire”
Ecco la desolante, seppur ormai consolidata, realtà che emerge dalla pièce del drammaturgo israeliano Anat Gov riadattata, nella versione italiana, da Enrico Luttmann e Pino Tierno: Dio è malato, si è ridotto a un nulla per un senso di colpa verso il genere umano, che lo ha spinto a spogliarsi del proprio potere.
Tuttavia l'uomo si appropria del potere di vita e di morte, sostituendosi a una divinità ormai inutile, la cui figura è stata abusata dalle più becere ideologie. Due analoghi processi di alienazione che, per usare un linguaggio hegeliano, non trovano una sintesi, una soluzione. Una prospettiva che all'inizio viene passivamente accettata dalla psicologa ebrea Ella, ma che infine angoscia la donna rivelando un destino privo di speranze. La risoluzione ultima è data dall'ammissione, da parte di Ella, della propria sostanziale fragilità: Dio le ha portato un messaggio d'amore, si è dimostrato disponibile a risanare il rapporto col genere umano.
Opera di discreta qualità, “Oh Dio mio!” vanta alcune battute brillanti ed efficaci, purtroppo non sempre perfettamente espresse da interpreti che agivano all'interno di una scenografia esageratamente luminosa e ricca di particolari spesso superflui o casuali. Per quanto originale sotto alcuni aspetti, essa, prodotto di derivazione ebraica, non offre una prospettiva completamente valida per un pubblico costituito prevalentemente da cattolici (o che si professano tali), perdendo parte della propria valenza comunicativa.
Alunna della classe V, Liceo Classico D'oria, Genova
Recensione relativa allo spettacolo
OH DIO MIO! di Anat Gov
Regia di Nicola Pistoia
Compagnia Attori e Tecnici
21 Gennaio 2014 / 26 Gennaio 2014 - Teatro Duse